Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 27 febbraio 2022 -Il Primo Ministro canadese, il liberal-progressista Justin Trudeau, ha dichiarato, in conferenza stampa, di voler ricorrere al c.d. «Emergency Act» del 1988, ossia la legge federale che conferisce al Governo (il «Federal Cabinet»), per un periodo di tempo di trenta giorni, ampi poteri (ad esempio congelare i conti correnti dei dissidenti senza ordine del Tribunale, arrestare i manifestanti, contrastare le piattaforme di crowdfunding) per fronteggiare la protesta in atto da alcune settimane da parte del «Freedom Convoy», arrivato ad Ottawa il 29 gennaio 2022, contro le limitazioni previste dalla normativa anti Covid-19 e l’obbligo vaccinale, in particolare per attraversare la frontiera con gli Stati Uniti d’America.
È la prima volta, qualora la House of Commons ed il Senato procederanno all’approvazione entro sette giorni, che l’Esecutivo si servirà della legge sullo stato d’emergenza speciale.
Il War Measures Act, predecessore dell’Emergencies Act di Trudeau, fu usato per l’ultima volta nel 1970, quando i separatisti del Quebec rapirono dei diplomatici francesi e canadesi e ne uccisero uno. La questione di ordine costituzionale è la seguente: davanti ad una manifestazione «pressoché completamente pacifica», come hanno rilevato alcuni commentatori politici (Krystal Ball, esponente del Partito Democratico americano), sussistono davvero le condizioni per azionare la legge federale del 1988 in deroga agli strumenti legislativi ordinari? Questa, infatti, presuppone che si verifichino due situazioni:
1) siano messe in pericolo la sovranità, la sicurezza e l’integrità territoriale del Canada;
2) siano poste a rischio la salute, la vita e la sicurezza dei canadesi in proporzione tale da superare la capacità o l’autorità di una Provincia. Ora, mentre il primo punto non rileva ai fini della vicenda in atto, in merito al secondo è difficile sostenere che manifestanti pacifici i quali danno da mangiare ai senza tetto, raccolgono l’immondizia, ballano per le strade, cantano l’inno nazionale e pregano, sia pure esprimendo con forza il loro dissenso, possano essere ritenuti persone tali da mettere in serio pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini di uno Stato con l’80,9% di vaccinati con la seconda dose.
A questo si aggiunga il rischio, in prospettiva, di una possibile «deflagrazione» della stessa forma di Stato federale, dal momento che, se la mossa di Trudeau è quella di mettere a nudo le divisioni esistenti nella galassia conservatrice canadese, i premier delle Province di Alberta, Manitoba, Saskatchewan e del Québec (Rapporto Reuters) si sono opposti nettamente alla scelta del Primo Ministro. Scrive il filosofo tedesco Ernest Jünger (1895-1998) nel suo «Trattato sul ribelle» del 1951: «In fondo tirannide e libertà non possono essere considerate separatamente, anche se da un punto di vista temporale l’una succede all’altra. È giusto dire che la tirannide rimuove e annienta la libertà, anche se non si deve dimenticare che la tirannide è possibile soltanto se la libertà è stata addomesticata e oramai ridotta a vuoto concetto». In Canada c’è chi non intende farsi addomesticare….
(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.